Il progetto Focara2014, sviluppato in tre fasi legate ad altrettanti giorni di sessioni fotografiche, cerca di ricreare l’atmosfera dei giorni della Focara: il periodo antecedente il giorno della festa (1#FocaraMinusOne), il giorno dell’accensione e della festa (2#FocaraZero) e il giorno successivo alla festa (3#FocaraAfter).
2#FocaraZero riprende il giorno della festa: è la festa del fuoco che onora il suo Santo, Sant’Antonio Abate, un eremita arrivato dall’Egitto nel III secolo dopo Cristo e considerato colui che ha fondato il monachesimo cristiano. Il fuoco si accenderà la sera quasi a legare il presente alla tradizione che vuole il Santo pronto a lanciarsi nelle fiamme dell’inferno pur di strappare al demonio le anime dei peccatori (da qui Sant'Antonio viene eletto protettore dei vigili del fuoco). Ma la Focara ha radici più profonde e lontane nel tempo: essa simboleggia il connubio tra fuoco e luce, tra fuoco e calore: tasselli essenziali della vita. E così il fuoco diventa confine, terra di passaggio della vita stessa che, nel suo ciclo vita-morte-rinascita, brucia i rami di risulta delle vigne, la cui cenere spesso viene sparsa nei campi perché produca concime per le nuove piante. I colori sono vivi, quasi sonori, spalmati addosso a chi questo fuoco lo attende da un anno esatto. I colori esplodono nelle festa del corte, nella processione che accompagna per il paese il Santo benedicente, nelle bandiere prestate al vento per il solo tempo necessario al diffondere i colori. La processione, il corteo, il silenzio, il fuoco che prende spazio tra i rami e succhia ossigeno con i consenso benevolo di chi osserva. Il buio, alla fine, cancella tutti i colori tranne l’arancione che rischiara lo spazio attorno.